giovedì 8 gennaio 2015

Arturo Santillo, l'anti-moderno

Mi piace Arturo Santillo.
Mi piace da quando l'ho conosciuto, un sacco di anni fa. E mi piace ancora di più da quando ho scoperto il posto dove lavora, in un vicolo di Genova Pegli, vicino a una trattoria dove invita i suoi amici a mangiare.
Santillo è uno straordinario artista post-moderno (o, meglio, anti-moderno). Prepara le sue tele come un maestro antico. Poi disegna e dipinge. Corpi nudi, in prevalenza. Maschili e femminili. Immagini ora sacre, ora semplicemente umane. Un suo capolavoro è nell'ingresso di casa mia. Ed ogni volta che lo vedo - dunque, quasi ogni giorno - penso a quanto possa essere potente l'arte di Santillo. Corpi nudi e giochi di proporzione. Spaesamento e messaggi. Forse, semplicemente, la vita che si ribella alla morte.
Santillo, a modo suo, sta riscrivendo (o rileggendo) la pittura classica. Rimpicciolendo teste o allungando braccia. Ma non te lo dice. Te lo fa vedere e basta.
Da molti anni i suoi quadri mi interrogano. E credo interroghino molti. Quelli che li comprano e che ci vivono insieme.
Ecco, la pittura di Santillo, sollecita la nostra intelligenza. Ma è soprattutto una fantastica e delicata forma di ribellione nei confronti della modernità.
La pittura di Santillo è, dicevo, anti-moderna. E, dunque, più che moderna.
Non so dove, in questo momento, le sue opere siano esposte. In molte gallerie, immagino, e nel suo studio davanti al mare di Genova. Ma se vi capita di vedere il suo nome su una locandina andate.
Arturo Santillo è un grande e magnifico pittore.



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